Mangiare In Giappone: 12 Piatti Tipici Giapponesi Da Assaggiare

Autore: Veruska Anconitano, Award-Winning Food Travel Journalist, Sommelier & Outdoor LoverInformazioni autore
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Veruska Anconitano
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Vuoi sapere quali sono i piatti tipici giapponesi, almeno quelli che devi assolutamente assaggiare durante un viaggio nel Paese del Sol Levante? Sei nel posto giusto! Il mio amore per il Giappone e per la sua cucina mi ha portata, negli anni, a scoprire e provare i piatti più tradizionali ma anche quelli più particolari e difficili da trovare. È per questo che voglio condividere la lista dei piatti imperdibili da assaggiare durante un viaggio in Giappone, Paese considerato tra i migliori dove mangiare in Asia.

Il Giappone è una terra di straordinaria bellezza naturale e con una cultura ricca. Uno degli aspetti più affascinanti e celebrati è, senza dubbio, la sua cucina. Con una storia che si perde nei secoli, la cultura culinaria del Giappone è tanto un’arte quanto una tradizione e riflette il profondo rispetto per la natura e le sue stagioni.

Il cibo giapponese è un brillante esempio di come gastronomia e stile di vita si intreccino inestricabilmente. In Giappone, mangiare non è solo un bisogno fisico, ma anche un’esperienza che unisce estetica, equilibrio e armonia. Ogni piatto è curato non solo nel sapore ma anche nell’aspetto, nel colore e nella composizione, rispecchiando la filosofia giapponese che cerca bellezza e perfezione in ogni aspetto della vita.

Se stai pianificando un viaggio o semplicemente ti affascina la cultura giapponese e ami scoprire di più sulla sua cucina tipica, in questa guida ti farò scoprire i piatti più famosi del Giappone, quelli che non solo deliziano il palato, ma raccontano anche la storia di un popolo e la sua terra. Dai classici sushi e sashimi alle calde e confortanti zuppe di miso e ramen, ogni piatto è un capitolo di un racconto più grande che si snoda sulla tavola.

Prendi le bacchette e parti per questo viaggio alla scoperta dei piatti tipici giapponesi.

Sushi

La storia del sushi è una narrazione che attraversa secoli di evoluzione e ricerca. Le sue radici si possono rintracciare al metodo di conservazione del pesce noto come “narezushi“, ovvero l’usanza di fermentare il pesce nel riso come modo per preservare il cibo in Giappone già nel periodo Yayoi (300 a.C. – 300 d.C.). Questa tecnica, probabilmente originaria del Sud-Est Asiatico, consisteva nel far fermentare il pesce in riso per poi scartare il riso al momento del consumo. Con l’avvento dell’era Edo (1603-1868), la fermentazione fu sostituita dalla pratica di utilizzare riso bagnato con aceto per creare l’Edomae-zushi e fu proprio questo che diede origine al sushi come lo conosciamo oggi: pesce fresco servito sopra un letto di riso.

Il sushi assume diverse forme e stili a seconda delle regioni del Giappone, ognuno con le sue peculiarità. Il Nigiri, ad esempio, con il suo pezzo di pesce premuto a mano sopra un tassello di riso, è forse la forma più famosa di sushi, specialmente nella zona di Tokyo. A Osaka, il sushi tende a essere pressato ed è conosciuto con il nome di “oshi-zushi”. Esistono anche varianti come il “chirashi-zushi”, dove il pesce e gli altri ingredienti sono sistemati in una ciotola con il riso, o il “temaki”, coni di alga nori riempiti di riso e pesce.

Le variazioni non sono solo regionali ma anche stagionali, con l’utilizzo di determinati tipi di pesce che in diversi periodi dell’anno.

Sashimi

sashimi tokyo

Il sashimi, nella sua essenza, è la celebrazione della freschezza del mare. Quando si parla di sashimi, si fa riferimento a qualcosa di più profondo di un semplice piatto: si tratta di una tradizione, un’arte, un rituale che mette in risalto la qualità e la semplicità degli ingredienti della cucina giapponese.

La selezione del pesce per il sashimi è un processo minuzioso che inizia già dal momento della pesca. Solo i pesci più freschi sono degni di essere trasformati in sashimi. Questo impegno verso l’eccellenza si estende nella meticolosa pratica del “ikejime”, un metodo di uccisione del pesce che preserva la qualità della carne e ne prolunga la freschezza.

Nell’arte del sashimi, ogni taglio è un gesto di rispetto verso il pesce. Il coltello del cuoco, maneggiato con precisione quasi chirurgica, scivola attraverso la carne in maniera controllata e delicata così da minimizzare lo stress apportato alle fibre muscolari, preservando la tessitura originale del pesce. La dimensione, l’angolazione e la profondità di ogni fetta sono attentamente calcolate per esaltare la consistenza unica di ogni tipo di pesce.

Oltre al gusto, la presentazione del sashimi è una componente fondamentale dell’esperienza. Ogni piatto diventa una tela dove colori vivaci del pesce fresco si alternano in armonia con il verde intenso delle foglie di shiso, il bianco della radice di daikon grattugiata e il rosso o il rosa dei fiori commestibili.

Inoltre, il sashimi viene spesso accompagnato da salsa di soia, wasabi fresco e, a volte, una piccola quantità di ginger marinato (gari) che agiscono come contrasto e complemento alle sottili sfumature del pesce. L’esperienza sensoriale è così completa: il sapore viene esplorato attraverso la purezza del pesce, la piccantezza del wasabi, la dolcezza del gari e l’umami della salsa di soia.

In Giappone, il sashimi non è semplicemente un piatto; è un’esperienza che parla al cuore.

Ramen

ramen

Il ramen, una delle icone culinarie del Giappone, ha una storia relativamente giovane rispetto ad altre pietanze tradizionali del paese. Le sue origini sono spesso dibattute, ma la versione più accreditata lo collega alla Cina del XIX secolo, da dove sarebbe poi arrivato in Giappone. Il piatto è diventato popolare nel Giappone del dopoguerra, quando la scarsità di cibo rese il grano importato dalla Cina un ingrediente prezioso e accessibile. Il ramen ha iniziato a guadagnarsi una reputazione come cibo economico e nutriente, evolvendosi nel corso degli anni in una vasta gamma di stili regionali e personalizzazioni.

Ogni stile di ramen è caratterizzato dal suo brodo e dai condimenti specifici, che riflettono spesso la cultura e i prodotti locali.

  • Shoyu (soia): Il ramen shoyu si caratterizza per un brodo chiaro e marrone, aromatizzato con salsa di soia. È forse il più antico degli stili di ramen e presenta un gusto che varia dal dolce al salato, con una profondità saporita data dalla soia.
  • Miso: Nato a Hokkaido, il ramen miso si caratterizza per un brodo più denso con una base di pasta di soia fermentata. Questo stile è più recente, risalente agli anni ’60, e si contraddistingue per il suo sapore ricco e robusto, spesso abbinato a condimenti come mais, burro e germogli di bambù.
  • Tonkotsu: Il tonkotsu ha origine a Kyushu, nel sud del Giappone, ed è famoso per il suo brodo cremoso ottenuto grazie alle lunghe ore di bollitura delle ossa di maiale, che rilasciano il loro sapore e grasso. È un ramen intenso e corposo, spesso servito con cipolla verde tritata e fette di chashu (maiale arrosto).
  • Shio (sale): Il più leggero dei brodi è quello a base di shio, salato ma trasparente, solitamente realizzato con un brodo di pollo, verdure e, talvolta, frutti di mare o alghe. È famoso per essere il più delicato dei ramen, perfetto per valorizzare gli ingredienti freschi e semplici.

La globalizzazione e la crescente curiosità per la cucina giapponese hanno catapultato il ramen ben oltre i confini del Giappone. Oggi, il ramen è una presenza fissa nei menu dei ristoranti di tutto il mondo, con chef che creano versioni fusion che incorporano ingredienti locali e tendenze culinarie.

Il ramen oggi non è solo un simbolo della cucina giapponese, ma anche un esempio vivente di come un piatto può trascendere le sue origini e diventare una parte integrante della cultura mondiale.

Tempura

tempura

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il tempura non ha origini esclusivamente giapponesi. Questa tecnica di frittura è stata introdotta in Giappone nei primi anni del XVI secolo dai portoghesi, che arrivarono dal sud dell’Europa con le loro tradizioni culinarie. In particolare, si ritiene che il tempura sia la derivazione del metodo portoghese di friggere il cibo in olio, solitamente praticato durante il periodo di Quaresima denominato “ad tempora quadragesimae”, da cui il nome tempura. Il tempura si è diffuso rapidamente tra la popolazione giapponese e ha subito una sua evoluzione, diventando uno dei piatti più amati della cucina nipponica.

La pastella è leggera, composta principalmente da farina di frumento e acqua ghiacciata, a volte con l’aggiunta di un agente lievitante come il bicarbonato o una piccola quantità di uova. La chiave è la bassa temperatura dell’acqua, che aiuta a minimizzare lo sviluppo del glutine, mantenendo la pastella leggera e croccante.

Gli ingredienti fritti in tempura possono variare da verdure a frutti di mare. I classici includono le foglie di shiso, patate dolci, melanzane, gamberi, e una varietà di pesci. Gli ingredienti sono tagliati e immersi nella pastella per poi essere rapidamente fritti in olio ad alta temperatura, per un breve periodo, in modo da preservare il sapore delicato dell’alimento e ottenere una croccantezza dorata e piacevole al palato.

Il tempura è spesso servito con tetsuyu, una salsa fatta con brodo di dashi, mirin e salsa di soia, nella quale si intingono i bocconi di tempura prima di mangiarli. Per esaltare il sapore, è comune aggiungere un po’ di daikon grattugiato o zenzero fresco alla salsa.

Il tempura è servito tipicamente come antipasto o come piatto principale e, in alcune occasioni, può essere presentata su una ciotola di riso (tendon). Nei ristoranti specializzati, è possibile assistere alla preparazione del tempura direttamente davanti ai commensali.

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Tonkatsu

Tonkatsu

Il tonkatsu, una delle pietanze più apprezzate nella moderna cucina giapponese, affonda le sue radici nella fine del XIX secolo, epoca in cui il Giappone stava iniziando ad aprire le sue porte all’influenza occidentale. La parola “tonkatsu” è composta da “ton” che significa maiale, e “katsu”, abbreviazione di “katsuretsu”, che è il prestito linguistico dal termine inglese “cutlet”, cioè cotoletta. Originariamente, il tonkatsu era preparato con carne di manzo, ma nel tempo il maiale divenne l’ingrediente principale, principalmente per la sua accessibilità e il gusto che si sposava bene con la tecnica di panatura e frittura.

Questa squisita fetta di maiale, infarinata, passata nell’uovo e poi panata con il panko, viene fritta in olio fino a ottenere una doratura croccante all’esterno e una consistenza tenera all’interno.

Esistono diverse varianti regionali e di preparazione del tonkatsu, tra le quali “hirekatsu”, con filetto di maiale, più magro, e “rosukatsu”, con lombo di maiale, più grasso e succulento. Alcune versioni moderne includono ingredienti aggiuntivi come il formaggio o ingredienti marinati per un sapore più intenso.

Il tonkatsu è tradizionalmente servito con cavolo tritato finemente, che offre una freschezza croccante in contrasto con la ricchezza della carne fritta, e viene accompagnato da salse specifiche che ne esaltano il sapore.

Il tonkatsu ha trovato la sua strada anche all’interno di altri piatti, come il “katsudon“, dove la cotoletta viene servita su una ciotola di riso con uovo e cipolle, o il “katsu curry“, che abbina la cotoletta a una porzione di curry giapponese così da creare un mix di sapori unici.

Okonomiyaki

Okonomiyaki

L’okonomiyaki, spesso descritto come una sorta di “pizza giapponese” o “frittella giapponese”, è un piatto che incarna letteralmente il concetto di personalizzazione nella cucina nipponica. Il termine “okonomi” significa “ciò che preferisci” o “a tuo piacere”, mentre “yaki” significa “grigliato” o “cotto”. Questo nome rispecchia l’essenza del piatto: una base di impasto grigliata su cui si possono aggiungere ingredienti a scelta, per riflettere i gusti personali di chi dovrà consumarla. Gli ingredienti tipici includono cavolo tritato, fette di carne o frutti di mare, zenzero in salamoia, e una varietà di altri elementi che possono variare da verdure a noodles, passando per formaggio e altro ancora.

La preparazione dell’okonomiyaki si caratterizza per due stili regionali: quello di Hiroshima e quello di Osaka. La versione di Osaka, considerata da molti la forma più “classica” di okonomiyaki, prevede che tutti gli ingredienti vengano mescolati in una pastella e cotti insieme come una frittata, aggiungendo eventuale carne o altri extra sulla parte superiore durante la cottura.

Al contrario, la versione di Hiroshima si contraddistingue per la presenza di ingredienti a strati. Innanzitutto, la pastella viene trattata come come una crepe quindi vengono aggiunti abbondanti strati di cavolo e altri ingredienti con un uovo in cima al tutto. Inoltre, a Hiroshima è più comune vedere l’aggiunta di un uovo fritto e u noodles nell’okonomiyaki, mentre a Osaka questo non è così frequente.

Entrambi gli stili sono completati con una spolverata di aonori (alghe in polvere), katsuobushi (fiocchi di bonito essiccato), maionese giapponese e una salsa densa simile alla Worcestershire, ma più dolce e spessa, specificamente creata per l’okonomiyaki. Questa varietà di sapori e consistenze rende l’okonomiyaki un piatto versatile e apprezzato, in grado di soddisfare una vasta gamma di palati e preferenze culinarie.

L’okonomiyaki rimane non solo un piatto amato ma anche un’espressione culinaria della cultura giapponese, che invita ad esplorare e sperimentare con gli ingredienti disponibili.

Takoyaki

Takoyaki

Il takoyaki è un piatto di strada della cucina di strada giapponese, famoso nella regione di Kansai e, più specificatamente, nella città di Osaka. La sua invenzione si colloca intorno agli anni ’30, quando un venditore di strada di nome Tomekichi Endo si ispirò ad un piatto chiamato “akashi-yaki” – una sorta di frittellina di polpo – per creare qualcosa di unico. Da quel momento, i takoyaki sono diventati un simbolo di Osaka e si sono diffusi rapidamente in tutto il Giappone e oltre.

Il takoyaki è preparato con un impasto liquido versato in una piastra speciale, dotata di semi-sfere per dare la forma rotonda tipica. Al centro di ogni semi-sfera viene inserito un pezzo di polpo, quindi l’impasto viene girato rapidamente con uno stuzzicadenti o un ferro apposito per creare una sfera perfetta.

Gli ingredienti chiave includono farina, acqua o brodo dashi, pezzi di polpo, e spesso zenzero in salamoia e cipollotto. L’impasto liquido e i vari ingredienti vengono poi cotti fino a che non diventano croccanti all’esterno e rimangono incredibilmente morbidi all’interno.

Il takoyaki è comunemente servito con una salsa takoyaki – simile alla salsa Worcestershire ma più spessa e dolce –, maionese, aonori e katsuobushi. Il risultato è un esplosione di sapori: l’esterno croccante, l’interno morbido e umido, il sapore di mare del polpo e i condimenti che aggiungono dolcezza, umami e un sottile accento piccante.

Miso Shiru (Zuppa di Miso)

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La zuppa di miso è un pilastro della dieta giapponese e una presenza quasi costante nei pasti tradizionali, dal colazione alla cena. La sua importanza nella cucina giapponese trascende il mero aspetto nutrizionale, toccando anche quello culturale e storico.

Il miso, una pasta fermentata a base di soia e spesso arricchita con orzo o riso, è l’ingrediente chiave della zuppa e svolge un ruolo cruciale nella cultura alimentare giapponese. Ogni regione del Giappone ha il suo tipo specifico di miso, che può variare nel colore, sapore, e consistenza. Ad esempio, il miso bianco (shiro miso) è dolce e delicato, mentre il miso rosso (aka miso) è più salato e ricco di sapori a contrasto.

Il miso non è solo apprezzato per il suo gusto distintivo, ma anche per i suoi benefici per la salute, come la ricchezza di proteine, vitamine e probiotici dovuti al processo di fermentazione (se vuoi scoprire di più sui benefici del miso, questa ricerca medica in inglese è l’ideale).

Se la zuppa di miso classica è abbastanza semplice in quanto composta da miso sciolto in un brodo di dashi con l’aggiunta di tofu e alga wakame, ne esistono innumerevoli variazioni che si adattano ai gusti regionali e alla disponibilità stagionale degli ingredienti.

Nel nord del Giappone, ad esempio, le zuppe di miso tendono ad essere più robuste, spesso con l’aggiunta di miso più scuro e ingredienti più corposi come patate, zucca e mais. Al contrario, nelle regioni più calde del sud, si possono trovare zuppe di miso più leggere, con miso più chiaro e una gamma di verdure e erbe fresche, perfette per rinfrescare nei caldi mesi estivi.

Al di là della base di miso e dashi, comune a quasi tutte le versioni, la zuppa di miso può contenere una vasta varietà di verdure, funghi, tuberi, alghe e proteine, come pollo, carne di maiale, o frutti di mare. Alcune varianti includono anche cipolle, radice di taro, carote e radice di loto, offrendo un’esperienza culinaria che è sia un mosaico di sapori che un’affascinante esplorazione delle risorse regionali del Giappone.

La zuppa di miso rappresenta l’equilibrio e l’armonia nella cucina giapponese e simboleggia il legame forte con la tradizione, il rispetto per la stagionalità e l’ingrediente, e un’attenzione particolare alla salute e al benessere, principi che sono al cuore dell’approccio giapponese all’alimentazione.

Yakitori

Yakitori

Gli yakitori, spiedini di pollo cotti alla griglia, sono un pilastro della cultura culinaria e sociale giapponese, celebrati tanto nelle affollate vie di Tokyo quanto nei piccoli paesi dell’entroterra.

Il termine “yakitori” nella pratica si riferisce specificamente agli spiedini di pollo. Sono onnipresenti nelle izakaya (taverne giapponesi), durante i matsuri (festival tradizionali) e presso gli yatai (stand di cibo ambulante) e sono uno spuntino saporito che si abbina perfettamente con una birra fredda o un bicchiere di sake.

La natura di questo piatto è intrinsecamente sociale; gli yakitori vengono spesso consumati in gruppo, direttamente dalla griglia al piatto, e questa esperienza condivisa non è solo un pasto ma un rituale che rafforza i legami comunitari.

La versatilità degli yakitori è evidenziata dalla varietà di tagli di pollo utilizzati, ognuno dei quali offre una diversa consistenza e sapore. I tagli possono includere “momo” (coscia), “kawa” (pelle), “shiro” (petto), “nankotsu” (cartilagine), “reba” (fegato) e persino l'”hāto” (cuore). Ogni taglio è curato con attenzione, infilzato in spiedi di bambù e grigliato alla perfezione.

Le marinature e i condimenti giocano un ruolo centrale nell’accentuare il sapore del pollo. Mentre alcuni spiedini possono essere semplicemente salati (“shio yakitori”), altri vengono spennellati con una marinata di salsa di soia, mirin, sake e zucchero, nota come “tare”, che caramellizza leggermente sulla griglia, aggiungendo un irresistibilmente invitante.

La maestria dello yakitori si vede nel bilanciare il calore della griglia per ottenere una pelle croccante senza seccare la carne, e nel dosare la marinatura per non sovrastare il sapore naturale del pollo. Il risultato è un armonioso incontro di sapori e consistenze che esemplifica la semplicità raffinata della cucina giapponese.

Onigiri

onigiri tokyo

Gli onigiri, comunemente noti in occidente come palle di riso giapponesi, rappresentano un elemento fondamentale del comfort food in Giappone. Facili da preparare, convenienti e deliziosi, gli onigiri hanno attraversato secoli di storia giapponese, mantenendo il loro status di spuntino amato e parte essenziale della dieta quotidiana.

La storia degli onigiri risale almeno all’epoca Heian (794-1185), quando venivano utilizzati come pasti veloci durante i viaggi o come razioni in tempo di guerra. Sono citati nella letteratura classica giapponese e si sono evoluti non solo come cibo ma anche come simbolo culturale, incarnando il concetto di “musubi” – il legame o l’unione di persone e comunità.

La bellezza degli onigiri sta nella loro semplicità e varietà. Il cuore di un onigiri è spesso un ripieno che può variare da umeboshi (prugne sotto aceto), a varie preparazioni di pesce come salmone o tonno mescolato con maionese, fino ad arrivare a versioni più contemporanee che includono sapori internazionali.

Alcuni onigiri sono semplici, con solo un pizzico di sale per esaltare il sapore del riso; altri sono avvolti in foglie di nori (alghe essiccate) per aggiungere croccantezza e gusto di mare. Alcuni si distinguono per i loro ripieni, come il “yaki onigiri”, grigliato per creare una superficie esterna croccante e spesso spennellato con salsa di soia per un sapore affumicato.

La forma degli onigiri varia anche essa: se la tradizionale forma triangolare è la più diffusa, si possono trovare anche onigiri dalle forme sferiche o cilindriche, o modellati in forme più carine e complesse (conosciute come “kawaii onigiri”) per il piacere dei più piccoli o per occasioni speciali.

Trovare onigiri in Giappone non è affatto difficile ma se si trovi a Tokyo e vuoi assaggiare delle palle di riso davvero speciali in una location davvero unica, ti consiglio  Onigiri Asakusa Yadoroku, Risaku (nella zona della stagione di Sendagi) and Onigiriya Marutoyo (nella zona di Tsukiji).

Sukiyaki

Sukiyaki

Il sukiyaki è uno dei piatti più conviviali e sociali della cucina giapponese, celebrato per la sua capacità di riunire le persone attorno a un pasto che si prepara e si gusta insieme.

Il termine “sukiyaki” è un composto di due parole: “suki”, che indica lo spiedo o la pala usata per cuocere gli ingredienti, e “yaki”, che significa grigliare o cuocere.

Originariamente, il sukiyaki era un metodo di cucinare utilizzato dai lavoratori itineranti, che grigliavano pezzi di carne su pali nel periodo Edo (1603-1868). Tuttavia, il sukiyaki come lo conosciamo oggi ha iniziato a guadagnare popolarità durante il periodo Meiji (1868-1912), quando le leggi che vietavano il consumo di carne furono revocate e l’influenza occidentale incoraggiò l’assimilazione di piatti basati sulla carne nella dieta giapponese.

Il sukiyaki è tipicamente preparato in una pentola poco profonda in ghisa chiamata “nabemono. Gli ingredienti principali includono sottili fette di carne di manzo, che sono la stella del piatto, insieme a verdure come cipolle, funghi shiitake e enokitake, verze cinesi e tofu. Questi ingredienti vengono cucinati in un dolce e salato brodo di soia chiamato “warishita”, fatto di salsa di soia, zucchero e mirin.

Il piatto viene cucinato direttamente al tavolo su fornelli portatili. Ogni commensale pesca gli ingredienti dalla pentola con le proprie bacchette; spesso il cibo viene intinto in una ciotolina di uovo crudo sbattuto prima di essere mangiato, aggiungendo cremosità al gusto dolce-salato.

Shabu-shabu

Shabu-shabu

Lo shabu-shabu è un piatto che celebra la semplicità e la purezza dei sapori, portando in tavola un’esperienza culinaria che è tanto interattiva quanto deliziosa.

Il termine “shabu-shabu” è onomatopeico e deriva dal suono prodotto quando gli ingredienti vengono agitati nell’acqua bollente, “shabu” che imita questo fruscio. L’origine di questo piatto è relativamente recente (XX secolo), ma si radica nella tradizione delle hot pot asiatiche. È simile al cinese “hot pot”, ma è stato adattato ai gusti giapponesi e presentato in un modo da enfatizzarne l’estetica e il sapore delicato.

Si inizia con un brodo chiaro e saporito, spesso semplicemente acqua con kelp (alghe) chiamato kombu, servito bollente in una pentola posta al centro del tavolo. Gli ingredienti principali includono sottili fette di carne – solitamente manzo o maiale – e una varietà di verdure fresche come cavolo, funghi, carote e tofu. I commensali prendono a turno le fette di carne e le verdure, immergendoli nel brodo bollente per pochi secondi, fino a cottura desiderata. Questo metodo non solo cuoce gli alimenti rapidamente, ma ne preserva anche la freschezza e il gusto.

Dopo aver bollito brevemente gli ingredienti, questi vengono intinti in salse per aggiungere ulteriori livelli di sapore. Le salse più comuni sono a base di sesamo e il ponzu, una salsa agrumata a base di soia. Questi condimenti contrastano con il sapore delicato del brodo, aggiungendo un ricco o un tangibile tocco ai morsi teneri e succosi.

Lo shabu-shabu non è solo un pasto, è un’attività che rafforza legami e incoraggia il dialogo. È comune nei ritrovi di famiglia e nelle celebrazioni, dove il piacere di mangiare si combina con la gioia della compagnia.

I diversi tipi di cucina giapponese

La cucina giapponese è molto diversificata e si può classificare in diverse tipologie. In tutti i casi, i cardini sono sempre la stagionalità e la freschezza degli ingredienti.

I giapponesi celebrano l’arrivo di ogni stagione con piatti speciali e ingredienti che sono al loro apice in termini di freschezza e sapore. Questa connessione con il ciclo naturale non solo garantisce che il cibo sia il più fresco possibile, ma sottolinea anche un legame spirituale con la terra e i suoi ritmi.

In Giappone, la freschezza è sinonimo di qualità e la ricerca di ingredienti “vivi”, che mantengano il proprio carattere naturale e il gusto originale, è continua, indipendentemente dalla regione in cui ci si trova. Dal pescato del giorno servito nei piatti di sashimi fino alle verdure appena raccolte che decorano i piatti kaiseki, il concetto di shun, o l’importanza dell’utilizzo di cibo stagionale al suo meglio, è una guida costante per cuochi professionisti e casalinghi.

Ecco alcune delle principali tipologie di cucina giapponese:

  1. Kaiseki (懐石) o Kaiseki-ryōri (懐石料理): il kaiseki è l’esperienza culinaria giapponese per eccellenza, sinonimo di raffinatezza e attenzione ai dettagli. È un pasto composto da molti piatti serviti in sequenza, ognuno piccolo e presentato in maniera artistica, ponendo la massima attenzione sugli ingredienti freschi e di stagione. Il kaiseki è un’arte che riflette il cambiamento delle stagioni e la natura, con piatti che possono variare considerevolmente da una regione all’altra del Giappone. La preparazione è meticolosa e la presentazione è considerata quasi altrettanto importante quanto il gusto.
  2. Shōjin Ryōri (精進料理): si tratta della cucina vegetariana che si trova all’interno dei templi buddisti. È basata sui principi di non violenza e rispetto per la vita, quindi esclude carne, pesce e altri animali. Al contrario, enfatizza cereali integrali, legumi, verdure e alghe, preparati in modo tale da massimizzare il loro sapore naturale. Nonostante le sue umili origini, lo shōjin ryōri è noto per la sua complessità e varietà e offre una gamma di sapori che sfida l’idea comune che il cibo vegetariano sia noioso.
  3. Izakaya (居酒屋): l’izakaya è essenzialmente la versione giapponese di un pub o una taverna. Questi locali offrono un ambiente rilassato dove bere e mangiare in compagnia. Il menù è solitamente composto da diversi piatti piccoli e da condividere, spesso piuttosto salati e piccanti per incoraggiare la consumazione di bevande. Tipici piatti di izakaya includono yakitori, sashimi, edamame e varie forme di tofu e piatti fritti.
  4. Ryōtei (料亭): un ryōtei è un ristorante giapponese di lusso che offre esperienze culinarie personalizzate in ambienti tradizionali. In questi luoghi, i commensali possono aspettarsi non solo pasti squisitamente preparati, come il kaiseki, ma anche un alto livello di ospitalità e un’atmosfera che ricorda il Giappone di un tempo. La privacy e l’esclusività sono spesso caratteristiche chiave, con pasti serviti in sale da pranzo private.
  5. Teishoku (定食): il teishoku è un pasto a prezzo fisso che offre un’esperienza bilanciata e nutriente, comunemente servito nei ristoranti di tipo familiare e nelle mense. Un teishoku tipico comprende una porzione di riso, una zuppa di miso, un piatto principale che può essere a base di pesce o carne e una serie di contorni, inclusi sottaceti e verdure. Questo tipo di pasto è amato per la sua semplicità, il suo valore e il suo comfort.
  6. Obanzai (おばんざい): obanzai è un termine che descrive il tipico stile di cucina casalinga di Kyoto. È caratterizzato da piatti semplici, composti da ingredienti freschi e di stagione. L’enfasi è sulla riduzione degli sprechi e sul riutilizzo intelligente degli avanzi, in linea con la filosofia di mottainai, che esprime rammarico per lo spreco. L’obanzai è conosciuto per il suo equilibrio nutrizionale e per la sua abbondanza di piatti basati su verdure.
  7. Yōshoku (洋食): il termine Yōshoku si riferisce a “cibo occidentale giapponizzato”. Prese forma durante il periodo Meiji come parte del movimento di modernizzazione e include piatti come il tonkatsu (cotoletta di maiale impanata) e l’omurice (omelette ripiena di riso). Sebbene le origini di questi piatti siano straniere, sono stati adattati con ingredienti e sapori locali, diventando ormai parte integrante della dieta quotidiana giapponese.
  8. Chūka (中華): chūka è la cucina cinese adattata al palato giapponese. Spesso presente in ristoranti specializzati e izakaya, include piatti come ramen (zuppe di noodle), gyoza (ravioli al vapore o alla griglia) e vari tipi di riso fritto e piatti a base di noodle. Pur essendo di origine cinese, molti giapponesi considerano la chūka come una parte fondamentale della loro cultura culinaria.
  9. Ekiben (駅弁): gli ekiben sono pasti pronti venduti nelle stazioni ferroviarie per essere consumati durante i viaggi in treno. Spesso riflettono le specialità regionali e sono confezionati in contenitori che sono funzionali ma anche molto belli da vedere. Gli ekiben non sono solo convenienti per chi viaggia in Giappone ma sono anche un modo per provare una varietà di cibi regionali giapponesi.
  10. Bento (弁当): il bento è un pasto singolo confezionato per il consumo al di fuori della casa, tradizionalmente composto da una porzione di riso, pesce o carne, e uno o più contorni come verdure sottaceto o frittate. La preparazione del bento può variare dalla semplice casalinga a quella artistica, dove il cibo è disposto per sembrare personaggi o scene animate (kyaraben). Il bento rappresenta convenienza e bilanciamento, fornendo un pasto nutriente che può essere gustato ovunque, dall’ufficio alla gita fuori porta.
crepes Tokyo

Parti Per Il Giappone E Prova La Cucina Tipica

La cucina giapponese, con la sua incredibile varietà di sapori, tecniche e presentazioni, è un filo conduttore nella trama culturale del Giappone. I piatti tipici non sono solo un mezzo per la nutrizione, ma rappresentano anche una forma d’arte, una espressione di stagionalità, e un ponte verso la comprensione delle tradizioni e del modo di vivere giapponese. La precisione nella preparazione, l’importanza data alla freschezza degli ingredienti, e la presentazione estetica di ogni piatto raccontano la storia di un popolo che ha elevato l’atto di mangiare a un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.

Al di là dei singoli piatti, la cucina giapponese nel suo insieme invita a una più ampia riflessione sul rapporto con il cibo che trascende la semplice alimentazione. È un’esplorazione continua dell’equilibrio tra umano e natura, tra gusto e salute, tra innovazione e tradizione.

Un viaggio in Giappone non è solo un’opportunità per assaporare queste delizie autentiche nella loro terra d’origine, ma è anche un’immersione profonda in una cultura che ha saputo mantenere salde le sue tradizioni pur evolvendosi e adattandosi ai tempi moderni.

Camminando per le strade di città come Tokyo, Kyoto o Osaka, una miriade di odori e sapori ti circonderanno: dai piccoli izakaya che offrono spiedini yakitori alla griglia, ai sofisticati ristoranti di sushi dove i maestri itamae (chef di sushi) lavorano la loro magia. C’è qualcosa di magico nel gustare un piatto di okonomiyaki preparato davanti ai tuoi occhi in una vivace bancarella di strada, o nel sorseggiare una ciotola fumante di ramen in un locale nascosto, scoperto esplorando un vicolo nascosto.

Partecipare a una cerimonia del tè, sperimentare la convivialità di una serata shabu-shabu con amici, o sedersi per un pasto kaiseki dove ogni piatto è una celebrazione della stagione, sono esperienze che trascendono il semplice atto del mangiare e diventano ricordi che definiscono l’esperienza di un viaggio.

E mentre assaggia gli onigiri da un konbini locale o assapori le varietà regionali di miso in un mercato, ti renderai conto che ogni boccone è un tassello di una storia più grande che aspetta solo di essere raccontata. Viaggiare in Giappone ti permetterà di leggere questa storia non solo con il palato, ma con tutti i sensi, arricchendo il tuo apprezzamento per la cucina giapponese e legando indelebilmente queste esperienze al ricordo di luoghi, persone e momenti unici.

Quindi, non esitare e parti per un viaggio culinario verso il Giappone. Sarà una componente essenziale del tuo percorso di scoperta gastronomica e culturale, e ti permetterà di scoprire in maniera più profonda e autentica l’arte, la filosofia e l’amore che i giapponesi hanno per il loro patrimonio culinario.

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Leggi la nostra guida con consigli aggiornati su come organizzarti, il budget necessario, cosa e dove mangiare e cosa vedere e fare.
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