
La fettina panata di Roma, la ricetta da tramandare ai posteri
Se chiediamo ad un bambino quale piatto vorrebbe mangiare, sempre e indipendentemente dalle stagioni, non abbiamo grandi sorprese: la pizza, le patatine fritte e la fettina panata. La fettina panata che nel milanese e al nord chiamano cotoletta e che per noi, da Roma in giù, si chiama con il nome più semplice e popolare possibile.
Per me la fettina panata è casa, infanzia ma anche età adulta, è sfrigolio dell’olio caldo, odore di fritto e poi di limone spremuto a freddo; è anche ricordo di gite con lo zaino in spalla e il panino con la fettina dentro, coronamento di una passeggiata tra amici che al momento ti sembra banale e che con gli anni ricordi con tenerezza e nostalgia.
La ricetta originale prevede una sola panatura, io ne faccio due con doppio passaggio nell’uovo seguendo l’insegnamento di mia mamma, regina della fettina panata.
Cosa serve per preparare 4 fettine panate
4 fettine di fesa di vitello o girello
pangrattato
2 uova
1/2 bicchiere di latte
sale
limone
olio per friggere (in questo caso ho usato l’alto oleico Sagra)
Come si fa
1. Sbattere le uova con latte e sale. Intingere le fettine dentro il composto quindi passarle dentro il pangrattato e adagiarle su un piatto.
2. Mettere a scaldare l’olio e nel frattempo ripassare le fettine dentro le uova.
3. Quando l’olio è caldo tuffare le fettine e lasciarle cuocere fino a farle dorare e fino a quando la panatura esterna non diventa gonfia e croccante.
4. Scolare su carta assorbente e servire accompagnando con limone da spremere.
Tempo di preparazione: 10 minuti
Risultato: io non so perché la gente denigra questo tipo di piatti, onestamente.
Variante: per rendere particolare la panatura aggiungete spezie e aromi al pangrattato.
Consiglio: se avanzano non buttatele ma copritele con un foglio di carta assorbente e il giorno dopo ripassatele in forno o infilatele dentro il pane. Ottime mangiate a colazione.
(Foto di Giuseppe Milo)